IL PARCO REGIONALE DELL'ALTO APPENNINO MODENESE

 


TERRITORIO

Il territorio del Parco interessa una vasta area a ridosso del crinale spartiacque tosco emiliano, dal confine bolognese a quello reggiano, ed il massiccio del monte Cimone. La sua superficie è di 15.000 ettari circa, di cui 9.000 di Parco, tutti posti al di sopra dei 1.000 metri di quota, e 6.000 di zona pre-parco. L'80% del territorio del Parco è di proprietà pubblica, del demanio regionale o dei Comuni. I comuni territorialmente interessati sono sette: Fanano,Sestola, Montecreto, Riolunato, Pievepelago, Fiumalbo e Frassinoro. Il paesaggio varia tra estese pendici ricoperte da boschi, brughiere e praterie d'altura che s'alternano a dirupate pareti, laghi di orgine glaciale e torbiere. Una estesa rete di sentieri si dirama in modo uniforme in tutto il territorio del Parco assicurando ogni tipo di escursione a piedi, a cavallo, in mountain bike e nella stagione invernale, con gli sci da fondo o da escursionismo. Altri importanti motivi d'interesse per questo territorio sono i prodotti del sottobosco, l'artigianato locale, le tradizioni locali, il vasto patrimonio storico-architettonico, le emergenze naturalistiche e la bellezza della vegetazione.

CARTINA PARCO

CLIMA

La direzione longitudinale della catena appenninica ha, come effetto particolare, l'isolamento della pianura padana rispetto all'influenza del Mediterraneo, con la conseguenza del carattere "eccessivo" del clima padano, caratterizzato da inverni freddi ed estati calde. Carattere che si attenua procedendo verso la montagna, passando gradatamente a una varietà di tipo temperato freddo, con inverno marcato, cui è stato dato l'appellativo di "appenninico". La temperatura minima assoluta raggiunge mediamente i 15 gradi sotto zero; quella massima assoluta può arrivare anche ai 25 gradi per un'escursione termica annuale intorno ai 40 gradi. .Escursione inferiore a quelle che si registrano in pianura, dove le massime estive sono più elevate. Frequenza ed intensità delle precipitazioni sono notevoli. Mediamente sulle vette dei monti cadono ogni anno oltre 2000 mm di pioggia; intensità inferiore però a quella che si registra in prossimità del crinale spartiacque ove i venti marini umidi di sud-est (scirocco) e di sud-ovest (libeccio) salendo il versante appenninico meridionale condensano il proprio vapore producendo pioggia abbondante con massimi di 3000 mm e oltre. Il regime pluviometrico è di tipo "sublitoraneo" (posizione arretrata rispetto alla costa) con due massimi in primavera ed autunno e un minimo estivo; il massimo assoluto è quello autunnale e cade in novembre. Per quanto riguarda neve, il crinale del Parco rimane coperto per cinque - sei mesi all'anno: da dicembre ad aprile. Il regime anemometrico dei monti più alti risente della quota massima (m 2165) ma più ancora della struttura ella sommità dei monti esposti a tutti i venti del vasto orizzonte con una circolazione prossima a quella della libera atmosfera a quelle altezze. Il vento dominante è quello di SO e può raggiungere una velocità massima di oltre 200 Km all'ora (216 km/ora, la massima rilevata).

CARTINA FASCE CLIMATICHE VEGETAZIONALI

 

AMBIENTE

Le forme del paesaggio
Particolare interesse riveste il paesaggio inteso sia come bellezza d'insieme che come eco sistema. Le forme del crinale risultano modellate dall'azione di antichi ghiacciai come testimoniato dai circhi glaciali dei monti Giovo, Rondinaio, Spigolino, Cima Tauffi, dalla presenza di depositi e archi morenici quali quelli della valle dell'Ospitale, delle Tagliole, sotto la catena dei monti Romecchio e Albano o dalla presenza di laghi di origine glaciale quali il Lago Santo, il Baccio e il Turchino. Altri laghi e torbiere presenti hanno diversa origine: il Lago Pratignano, lo Scaffaiolo e quello della Ninfa hanno origine da frane o da deformazioni gravitative profonde. Tra le varie cime montuose ricordiamo il Cimone (2.165 m), la più alta dell'Appennino settentrionale, lo Spigolino (1.827m), il Libro Aperto (l.937m), il Rondinaio (1.964 m), e il Giovo (1.991 m). Importanti emergenze ambientalistiche sono: le cascate del Doccione lungo il rio Fellicarolo presso i Taburri, Pian Cavallaro, l'alta valle delle Tagliole e il Bosco Reale delle Radici.

FOTO MONTE CIMONE

 

Fauna

Il Parco del Frignano si trova al centro di una vasta area protetta. Confina ad est con il Parco Regionale del Corno alle Scale, ad ovest con il Parco del Gigante, e a sud, sul versante toscano, con il Parco dell'Orecchiella e con la Garfagnana (non ancora parco ma tuttavia pressoché‚ intatta dal punto di vista ambientale).
Ciò ha fatto sì che la fauna del Parco risulti straordinariamente ricca con presenze davvero significative: il lupo, l'aquila reale, l'astore, la martora, il gufo reale. Le quote più alte sono abitate da numerose colonie di marmotte. Soprattutto nelle zone confinanti con il Parco del Corno alle Scale è possibile osservare la corsa agilissima del muflone, ed in quelle più orientali, in aree ricche di prati intramezzati al bosco, risuona in autunno il bramito profondo del cervo. Di recente ha tatto la sua comparsa anche l'istrice.
Il lupo (a parere dei biologi) non si è mai estinto dalle zone più impervie dell'Appennino Tosco Emiliano anche nel periodo più buio per questa specie, quando gli insediamenti umani si erano estesi in tutte le aree del crinale ed era intensamente cacciato come "nocivo". L'abbandono di questi insediamenti, l'aumento della superficie boscata e la disponibilità di un gran numero di prede selvatiche, soprattutto ungulati, hanno favorito, dopo gli anni '70, l'incremento di questo carnivoro. La sua principale preda è il cinghiale, ma caccia anche caprioli, daini, mufloni. L'aquila controlla, col suo caratteristico volo planato, grandi estensioni di territorio, alla caccia di marmotte e piccoli mammiferi che sono alcune tra le sue prede abituali.
Abitatori delle foreste d'alto fusto sono l'astore, che predilige per la nidificazione i grandi boschi di conifere mature, e la martora, che tende i suoi agguati, arrampicandosi sugli alberi, anche a scoiattoli e ghiri.
Più comuni e diffusi sul territorio sono il capriolo, il daino, la faina, la donnola, il cinghiale, il tasso, la volpe, lo scoiattolo, il ghiro e il minuscolo moscardino. Nelle praterie più alte c'è l'arvicola delle nevi, un piccolo roditore dalla folta pelliccia, "relitto" dell'ultima glaciazione, che d'inverno non va in letargo, grazie alle abbondanti scorte accumulate. E' attiva sotto la coltre di neve e percorre una fitta rete di cunicoli ben visibili al disgelo.
Tra i rapaci i più comuni vi sono il gheppio, lo sparviere, la poiana. Alle quote più basse, là dove il faggio lascia il posto a vecchi castagni ricchi di cavità, nidifica l'allocco. Un vecchio nido di cornacchia è spesso occupato per la nidificazione dal gufo comune.
Nel territorio del Parco i diversi habitat accolgono poi tante altre specie di uccelli: dai picchi alle averle, dai merli ai lucherini, dalle allodole ai fringuelli. Nelle foreste di conifere sono comuni il regolo, il fiorrancino, il ciuffolotto, il crociere. Gli ambienti rocciosi sono spesso visitati dal raro picchio muraiolo, dalla stupenda livrea rosa intenso e dal volo di farfalla. ll picchio muratore abita invece i boschi cedui insieme a cinciarella, cincia bigia, lui e tante altre specie. Fanelli e culbianchi frequentano le praterie del crinale.
Nelle cengie rocciose nidifica il passero solitario: il maschio, della dimensione pressappoco di un merlo, presenta una livrea color blu scuro. Negli ambienti aridi, ricchi di pietraie, si trova il codirossone.
Lungo torrenti e ruscelli, alle quote più basse, ci si imbatte sempre più di frequente in esemplari di airone cinerino in paziente attesa di predare piccoli pesci e anfibi. Lo stesso habitat è frequentato dalla ballerina gialla e dal merlo acquaiolo.
Nella stagione del passo autunnale grandi branchi di colombacci, di tordi e di cesene trovano riparo e ristoro nelle distese boscate.
Nello stesso periodo è possibile assistere sul crinale al passo di stormi di cicogne e di gru che si dirigono al sud.
Le acque del Parco ospitano la pregiata trota fario, che nei laghi Santo e Baccio raggiunge dimensioni ragguardevoli.
Gli ambienti umidi alle quote più alte ospitano il tritone alpestre e la rana temporaria. La salamandra pezzata depone le sue larve lungo i corsi d'acqua che attraversano le faggete, mentre il geotritone abita le cavità del suolo dalle quali esce solo per brevi periodi, quando le condizioni climatiche lo consentono. La sua particolare fisiologia gli impedisce, infatti, di condurre vita attiva allo scoperto.
Tra i serpenti del Parco figurano il biacco, il saettone la biscia dal collare e la vipera comune.

 


  • Gestore: Consorzio tra i comuni interessati, la Comunità Montana del Frignano, la Comunità Montana Appennino modena Ovest, la Provincia di Modena.
  • Sede: Uffici Amministrativi del Parco Regionale dell'Alto Appennino Modenese, via Roma 84, Pievepelago (MO)
  • Tel: 0536-72134
  • Fax: 0536-71394
  • Superficie: 15.000 ha
  • Provincia: Modena
  • Istituzione: 1988

 


IN REGIONE

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