LA FORESTA TROPICALE STA SCOMPARENDO!
UN GRIDO D'ALLARME,
UNA RICHIESTA D'AIUTO
PER SECOLI: LA FORESTA TROPICALE E' STATA UN PARADISO DI NATURA
INCONTAMINATA, LA MASSIMA ESPRESSIONE DELLA VITA, IL PIU' BELL'ORNAMENTO DEL NOSTRO
PIANETA.
HA COSTITUITO LO SCRIGNO PER UNA RICCHEZZA BIOTICA CHE SUPERA OGNI IMMAGINAZIONE, ACCOGLIENDO PIU' DEL 70% DI TUTTE LE SPECIE
ANIMALI E VEGETALI.
GLI UOMINI INDIGENI DELLA FORESTA L'HANNO SEMPRE VENERATA E NE HANNO FATTO UN USO SAGGIO E SOSTENIBILE.
ORA: NEGLI ULTIMI 50 ANNI IL TASSO DI CRESCITA DELLA POPOLAZIONE, LA
MAGGIORE RICHIESTA DI TERRA, IL DESIDERIO DI RAPIDI GUADAGNI, LE TECNOLOGIE CHE PERMETTONO DI TAGLIARE UN ALBERO SECOLARE IN
POCHI MINUTI E DlSBOSCARE QUALSIASI TIPO DI TERRENO HANNO PORTATO ALLA DISTRUZIONE DI META' DELLE FORESTE TROPICALI ESISTENTI E NEGLI
ANNI '80 E '90 IL TASSO DI DEFORESTAZIONE E' RADDOPPIATO. OGNI MINUTO DI OGNI GIORNO VIENE DISTRUTTA NEL MONDO UN'AREA DI FORESTA
TROPICALE GRANDE QUANTO 8 CAMPI DI CALCIO.
Agire localmente, Pensare globalmente
Cosa sono le foreste tropicali
I principali tipi di foreste
tropicali
Perché sono importanti le
foreste tropicali
La biodiversità delle foreste
tropicali
Biodiversità come banca genetica
Cosa minaccia le foreste
tropicali
Salvare le foreste tropicali
Le GEV della provincia di Modena
per le foreste tropicali
"Hamburger Connection"
Qualche numero sulle Foreste !!!
Foreste per sempre
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Premessa: Agire localmente, Pensare globalmente
Le Guardie Ecologiche Volontarie sono cittadini "sensibili" alle tematiche ambientali, che con il supporto e l'investitura date loro dalle Istituzioni, Provincia e
Prefettura, hanno deciso di contribuire fattivamente al controllo preventivo e alla
salvaguardia del proprio territorio, delle risorse naturali e delle Aree protette della
propria Provincia. La realtà di questa forma di volontariato ecologico nella Provincia
di Modena è una delle più avanzate a livello regionale e nazionale. Dieci anni di
attività in continua espansione ne sono una chiara testimonianza. Se è quindi importante e prioritario lavorare per tenere curato e protetto al meglio il nostro
"orticello", sarebbe da stolti voler ignorare che incombe su di noi un'emergenza
ambientale a livello globale, che ha le sue massime punte in aumento dell'inquinamento e distruzione progressive delle risorse naturali e di interi
ecosistemi, due problemi che hanno strette connessioni e reciproche influenze. Se
non verrà affrontata al meglio nei prossimi anni, questa situazione rischia di travolgere noi e il nostro "orticello" in una tragedia che molti studiosi considerano
già inevitabile. Pessimismo a parte, data la nostra "sensibilità" non possiamo non
cercare di contribuire prendendoci anche noi almeno parzialmente, carico di problemi apparentemente lontani e non di nostra pertinenza. Lo possiamo fare
attraverso una migliore conoscenza di questi problemi, un'opera di sensibilizzazione
che possiamo effettuare nei confronti degli altri e soprattutto dei bambini attraverso
le nostre iniziative di educazione ambientale e con progetti di intervento diretto
nelle aree interessate. L'esperienza che stiamo conducendo ormai da alcuni anni in
Costa Rica e Amazzonia, due Paesi del Terzo Mondo, che anche se in modo diverso stanno vivendo gli stessi pericoli direttamente, vuole essere il
nostro piccolo contributo in cui crediamo e di cui vogliamo farvi partecipi. Soltanto
l'azione pressante dell'opinione pubblica, dei cittadini, specialmente quelli più "sensibili"
può costringere chi governa a passare dopo tante parole a fatti concreti. La nostra
azione attraverso un'opera di sensibilizzazione e conoscenza deve contribuire a mobilitare l'opinione pubblica. Solo quando la gente costringerà i
politici ad agire vi sarà qualche reale speranza per il futuro di questa "astronave"
Terra.
COSA SONO LE FORESTE TROPICALI
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Le foreste tropicali coprono soltanto il 6% della superficie terrestre (1,2 miliardi di
ettari) ma ospitano più del 70% di tutte le specie viventi del pianeta. Questo dato
da solo dovrebbe fame territori strategici, un bene comune per tutta l'umanità. La
realtà è molto diversa. Esse vengono anche chiamate foreste pluviali, un termine in
un certo senso improprio perchè in molte di esse talvolta non piove per mesi e l'aria
è secca. Il termine "foresta pluviale" fu coniato nel 1898 da un botanico tedesco per
descrivere quelle foreste che crescono in condizioni di umidità costante e con una
piovosità di almeno 2000 mm distribuita nell'arco dell'anno. La zono del globo dove
si trovano le foreste tropicali è la fascia compresa fra l'equatore e 10° di latitudine
(nord e sud), una zona in cui le precipitazioni sono in genere abbondanti, l'umidità
elevata e le temperature prossime a quelle del corpo umano. Oltre che dal fattore
climatico, il carattere della foresta è determinato dalla natura del terreno che può
permettere lo sviluppo solo di determinate specie arboree e la conseguente presenza di certe specie animali e non di altre.
Un secondo fattore determinante è l'altitudine, per cui le foreste tropicali possono
essere grossolanamente suddivise in foreste di pianura e foreste di montagna. Le
foreste di pianura, come quelle pluviali del bacino amazzonico, sono di gran lunga le
più vaste, ma essendo relativamente le più accessibili sono anche quelle maggiormente danneggiate e disboscate e quindi
quelle più in pericolo. Esse costituiscono l'ambiente vegetale più prolifico del globo;
la volta arborea può superare i 45 metri d'altezza e vi si trovano una accanto all'altra
innumerevoli varietà di alberi. Alcuni, chiamati emergenti svettano oltre la volta
raggiungendo un'altezza di 60 metri con tronchi dritti e privi di rami fino a 45-50
metri. Il più alto albero misurato raggiungeva gli 83 metri d'altezza. Sono questi gli
alberi dal legname più pregiato. Due tipi particolari di foresta di pianura sono la
foresta a mangrovie che si sviluppa nelle acque costiere salate e ricche di limo e la
foresta alluvionale che si trova lungo le sponde dei corsi d'acqua all'interno della
foresta pluviale, dove vaste aree vengono periodicamente inondate d'acqua dolce.
E' il caso tipico dell'igapò la foresta inondata del Bacino del Rio delle Amazzoni.
Gli alberi delle foreste pluviali di montagna raggiungono un altezza molto minore,
la loro crescita è rallentata da un insieme di fattori, una più bassa temperatura,
precipitazioni più incostanti e mancanza di sostanze nutrienti a causa della maggior
altitudine. Predominano quindi alberi nodosi e contorti ricoperti di abbondanti muschi e una miri ade di altre piante epifite. Questo tipo di foresta svolge un ruolo
chiave per la protezione dell'ambiente, infatti senza di essa nelle zone di montagna
si verificherebbe un' erosione del suolo con conseguente abbattimento sulla pianura
di violente inondazioni di portata devastante. Con l'effetto spugna costituiscono un
serbatoio idrico fondamentale. Le foreste tropicali a seconda di clima, altitudine,
piovosità comprendono quindi molte tipologie, qui di seguito vengono elencate le
caratteristiche delle 4 categorie principali, ma basti pensare che nella piccola Costa
Rica (51.000 Km2) si possono ritrovare ben 12 differenti habitat forestali.
PRINCIPALI TIPI DI FORESTE TROPICALI
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1) FORESTA TROPICALE SECCA O DECIDUA (dry forest): precipitazioni fra 800 e 2100
mm, temperatura superiore ai 24° C, foresta di pianura; due strati principali di
vegetazione. il primo alto circa 30 m costituisce un vero e proprio tetto naturale al
di sotto del quale si estende un secondo piano alto da 5 a lO m. La maggioranza degli
alberi durante la stagione secca perde le foglie e tutte le energie sono devolute alla
produzione di frutti e semi. Farfalle, api e pipistrelli svolgono il prezioso compito di
impollinatori e provvedono a disperdere anche i semi. E' la foresta piu' minacciata in
Costa Rica, ne rimane solo il 7% dell'intero territorio e per proteggerne quel che
rimane il governo ha istituito i parchi nazionali di Santa Rosa, Palo Verde e Barra
Honda.
2) FORESTA TROPICALE UMIDA E DI TRANSIZIONE (wet forest): Precipitazioni i
più' elevate, In media 3-4000 mm, temperature elevate > 24° C, sotto I 1200 m;
contiene sia piante decidue che sempreverdi. La volta supera i 35 m. Sono presenti
molti strati di vegetazione. Vi sono da 50 a oltre 100 specie arboree per ettaro; è
rarissimo trovare specie dominanti. E' il principale tipo diforesta in Costa Rica
(Penisola di Nicoya, Guanacaste).
3) FORESTA TROPICALE PLUVIALE (rain forest): temperatura più bassa, 18-24° C,
precipitazioni abbondanti, anche fino a 8000 mm, principalmente di pianura e di collina (Amazzonia), altitudine fino ai 1200 m., quindi pluviali di montagna.
Condizioni climatiche piuttosto costanti durante tutto l'anno; piante sempreverdi e
igrofile con strati e inestricabili viluppi nel sottobosco. le chiome possono arrivare
anche a 45-55 m d'altezza. In Costa Rica la troviamo principalmente in Corcovado.
4) FORESTA TROPICALE NEBBIOSA (cloud forest): si trova ad altitudini elevate
(>1500 m), la temperatura scende a 6-12° C.. E' costantemente avvolta dalle nuvole in
quanto l'aria ascendente espandendosi si raffredda e si avvicina al punto di condensa.
La vegetazione e' rigogliosissima, compatta, sempreverde presenta unaridotta stratificazione; i tronchi sono ricoperti da muschi, licheni, orchidee e
poche bromeliacee epifite; le chiome degli alberi sono piu' ristrette ed arrotondate, i rami
grossi, corti e contorti. Ricopre i fianchi della cordigliera centromeridionale e dei
vulcani. Molti importanti fiumi nascono all'interno di queste foreste. Per proteggerla
il governo di Costa Rica ha creato i parchi nazionali Rincon de la Vieja, Braulio
Carrillo, Chirripo', Amistad e Poas.
PERCHE' SONO IMPORTANTI
LE FORESTE TROPICALI [top]
E' stato spesso detto che le foreste tropicali costituiscono i polmoni del pianeta
Terra, infatti insieme al plancton degli oceani esse sono di fatto i principali produttori di
ossigeno. Attraverso il processo della fotosintesi, le foglie degli alberi agiscono come
minuscoli pannelli solari trasformando in zuccheri e cellulosa l'energia solare e
l'anidride carbonica presente nell'atmosfera. - Oltre a produrre ossigeno, un gas fondamentale per la vita, le piante quindi
assorbono Co2 un gas velenoso prodotto in grande quantità dalla combustione di carburanti (carbone, gas, petrolio)
da parte delle nostre industrie, dal traffico veicolare e dal riscaldamento in costante
aumento. Attualmente ciminiere e gas di scarico immettono nell'atmosfera circa 5
miliardi di tonnellate di Co2. In parte deriva dagli I stessi incendi provocati nella
foresta tropicale. Ogni anno solo per questi ultimi vengono scaricati nell'atmosfera
due miliardi di tonnellate di Co2 (16 milioni di Km di foresta bruciata nell'ultimo
anno!). L'aumentata quantità di Co2 registrata nell'atmosfera sta producendo uno
scudo di gas che provoca un effetto speciale, denominato effetto serra, in quanto
parte del calore prodotto dai raggi solari e che viene riflesso dalla superficie
terrestre, non può disperdersi nello spazio, e di conseguenza produce un lento ma
costante aumento della temperatura della superficie del pianeta. Ciò nel tempo produrrà cambiamenti
climatici tali da rendere problematica la vita in alcune parti della terra, sia per effetto
dello scioglimento dei ghiacci e conseguente aumento del livello del mare lungo la
linea costiera, sia per l'espansione delle zone desertiche. La foresta tropicale a differenza delle foreste dei climi temperati è in
attività biosintetica tutto l'anno, ciò significa che la quantità di Co2 che può
assorbire è molto maggiore e quindi contribuisce in maniera determinante al controllo dell' effetto
serra. La deforestazione su larga scala in atto nei tropici rischia quindi di portare a
modificazioni importanti dei sistemi climatici dell'intero globo. Questi problemi che sembrano non riguardarci da vicino, potrebbero invece
molto presto arrivare ad influenzare drasticamente la nostra vita quotidiana, basti
pensare ai dati modenesi, le emissioni di Co2 a Modena sono aumentate del 7% nel
periodo 1990-1996 e nello stesso periodo il solo consumo di benzina è aumentato del
30%. I I dati degli anni successivi sono ancora più preoccupanti! i La maggior parte
dell'acqua presente sul pianeta Terra deriva dalle foreste tropicali pluviali, dove la
piovosità può raggiungere gli 8.000 mm/ anno. L'enorme quantità di alberi assorbe
-{'acqua piovana dal terreno, poi la rilascia gradatamente nell'atmosfera attraverso
le foglie. Quest'acqua si aggrega formando le nuvole e infine ridiventa pioggia. La
vegetazione della foresta tropicale trattenendo l'acqua ~ con un effetto spugna e
rilasciandola poco a poco costituisce un serbatoio acquifero ! fondamentale per le
necessità della natura e dell'uomo. Dove gli alberi sono stati abbattuti l'acqua
piovana non viene trattenuta e dilava il terreno provocando ulteriore erosione e
sterilità. Nei luoghi dove la foresta è scomparsa oggi piove molto meno e non cresce quasi più nulla. Ma gli influssi sul clima si sentono anche
a decina di migliaia di Km dai tropici. Pompando un enorme quantità di acqua in
atmosfera le foreste hanno un'azione rinfrescante nelle regioni tropicali e un'azione
riscaldante nelle regioni a latitudini più estreme.
La biodiversità delle foreste tropicali
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Per biodiversita' si intende la varieta' della vita in tutte le sue forme, livelli e
combinazioni. Alberi, fiori, insetti, uccelli, in definitiva tutti gli organismi viventi
sono l'espressione della diversità genetica all'interno dei diversi ambienti ed
ecosistemi della Terra. Le foreste tropicali hanno un grado di biodiversità che è il
più - elevato di qualsiasi altro habitat conosciuto del nostro pianeta. Più del 70% di
tutte le specie animali e vegetali presenti sulla Terra vive nelle foreste tropicali.
Mentre in Europa, un appezzamento di un centinaio d'ettari può contenere 25 o 30
specie d'alberi, in un tratto equivalente della foresta tropicale possono crescerne
400. E questa molteplicità vale anche per gli animali. Basti raffrontare il numero di
specie presenti in Costa Rica e Italia (vedi tabella). Stabilire perchè le foreste
tropicali siano così ricche di specie animali e vegetali è più difficile di quanto
sembri poichè più fattori contribuiscono a creare condizioni ideali e rapporti
complessi ma delicatissimi. Un fattore comune è l'elevata immissione di energia solare che crea condizioni ideali
per la crescita, abbinata a una carenza di sostanze nutritizie nel suolo. Quest'ultime di
solito hanno infatti una distribuzione non uniforme e ciò favorisce l'evoluzione di
varie specie, attrezzate in vari modi per affrontare la scarsa fertilità del suolo o che
sfruttano diverse piccole nicchie ecologiche. Un'altro fattore è la grandezza degli
alberi che crea una massiccia struttura tridimensionale stratificata a più livelli, in cui
si rifugiano e crescono molte piante di minori dimensioni, compresi rampicanti ed
epifite. La varietà di queste piante crea un'invitante gamma di risorse alimentari e di
nascondigli per innumerevoli piccoli animali. La mancanza di una stagione invernale che interrompe
di solito il ciclo vitale degli insetti e ne riduce il numero ha permesso ad essi di
diversificarsi in tutta tranquillità. Ciò però ha portato a una pressione selettiva, a
una competizione e a strette forme di simbiosi e mutualismo. Alcuni biologi credono
che la pressione esercitata dagli insetti abbia a sua volta influenzato la diversificazione delle piante che hanno dovuto escogitare nuove
difese contro di essi, finchè questi si sono evoluti fino a specializzarsi nell'attaccare
un solo tipo di pianta. Ma a fronte di un numero così incredibile di specie (forse
milioni per i soli insetti!) il numero di individui per ogni specie è limitato e
l'areale di presenza spesso circoscritto. Per questa ragione la deforestazione provoca non solo
la perdita della foresta ma anche l'estinzione di innumerevoli specie animali molte
delle quali non saranno mai neppure conosciute. Una caratteristica interessante delle
foreste pluviali è la vasta rete di interrelazioni che si è sviluppata, e che spesso
coinvolge una decina di specie o più. Una bromeliacea che immagazzina l'acqua, ad esempio,
intrattiene rapporti di scambio con i suoi insetti impollinatori e dispersori dei semi,
con l'albero sul quale vive, con i numerosi animali che vivono o si riproducono nelle
sue riserve d'acqua e con quelli che vivono nei detriti che circondano le sue radici.
Alcuni di questi rapporti sono di dare-e-avere, altri sono invece a senso unico. Molto
spesso c'è una relazione centrale, intorno alla quale se ne sviluppano altre, come
accade tra le formiche e le piante delle formiche, o tra i fichi e le vespe del fico.
Relazioni di questo tipo vengono comunemente denominate "mutualismi a chiave di volta". La grande
preoccupazione di tutti gli ambientalisti è che, a causa della progressiva frammentazione delle foreste pluviali, questo tipo di interdipendenza si
rompe qualora venga a mancare un animale o una pianta fondamentali per il meccanismo.
Biodiversità come Banca Genetica
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Molte coltivazioni nel mondo sono ormai monocolture cui manca la biodiversità
genetica. In altre parole, tutte le piante sono quasi identiche perché gli agricoltori
hanno selezionato specie molto produttive facili da raccogliere, dotate di un buon
sapore e così via. Nel complesso oggi dipendiamo da 8 tipi di coltura, che forniscono
il 75% del cibo mondiale. Questa mancanza di varietà genetica ci rende estremamente
vulnerabili agli insetti nocivi e alle malattie delle colture alimentari ed ai mutamenti
climatici. Se queste monocolture vengono attaccate da una nuova malattia o infestate
da nuovi parassiti potrebbero esserne distrutte poiché le piante resistenti sono state
escluse dalla selezione. Le specie vegetali selvatiche potrebbero rivelarsi vitali per
adattare le varietà attuali a nuove condizioni di vita. La deforestazione provoca non
solo l'estinzione delle specie, ma anche la perdita della diversità genetica che può
aiutare le specie ad adattarsi a nuove condizioni. Dalla foresta tropicale vengono medicine e prodotti importanti
Molti dei principali farmaci in uso nel mondo derivano da piante che crescono nella
foresta tropicale. Da arbusti, fiori, semi, radici e funghi si estraggono molti tipi di
farmaci, dagli anestetici agli antibiotici, dai contraccettivi ai medicinali per le malattie
! ' cardiache, la malaria e molte altre affezioni. Per esempio, la chinina antimalarica
viene estratta dalla corteccia di diverse specie della Cinchona, un albero
andino. Le specie asiatiche e africane della Rauwolfia forniscono la reserpina, utilizzata per la
cura dell'ipertensione e delle malattie mentali. Diverse leguminose, e in particolare
il castagno australiano di Moreton Bay (Castanospermum australe), forniscono la
castanospermina, che sperimentalmente offre buone speranze nella lotta contro l'AIDS. E' stato calcolato che più di tre miliardi di persone si servono di farmaci
tradizionali, per la maggior parte vegetali, per la cura delle malattie; in India e in
Cina 1'80-90% delle medicine tradizionali sono a base di piante, e nella sola Cina
vengono utilizzate, per i trattamenti a base di erbe, 5000 specie diverse. Nel mondo intero le
foreste rappresentano la più ricca riserva di piante medicinali. In Kenya, ad esempio,
il 40% delle medicine a base vegetale proviene da alberi originari della foresta.
Gli abitanti della foresta sono i guardiani di un'immensa farmacia naturale che solo
loro conoscono ed è probabile che, col loro aiuto si potrebbero scoprire nuove piante
medicinali ancora sconosciute. Se le foreste verranno distrutte questi farmaci non
verranno mai scoperti. In Amazzonia una équipe etnobotanica ha catalogato più di
1000 specie vegetali usate dagli indios, per la maggior parte come medicine. La foresta tropicale e gli
"indios" Se la biodiversità è importante per noi per motivi estetici, medici e genetici, lo è
ancora di più per quelle popolazioni indigene che vivono ancora nelle foreste tropicali. A
fronte di poche realtà indigene accettabili, nella maggioranza dei casi la situazione
è drammatica: gli indios spesso non sono neppure proprietari della terra D su cui
vivono da sempre e le foreste che costituiscono il fondamento materiale e spirituale
della loro vita vengono progressivamente e inesorabilmente distrutte. E' drammatico e terribile vedere come etnie che hanno conservato il miglior rapporto
che l'uomo possa avere con la Natura siano destinate a scomparire o annullarsi nei
dubbi valori della nostra civiltà che non potranno mai essere i loro. Salvando le
foreste tropicali con la creazione di nuove riserve di cui gli indios siano custodi e
amministratori oltre a dare loro la possibilità di continuare a vivere in equilibrio e
rispetto della Natura significa in molti casi salvare la vita di questi uomini da cui
abbiamo molto da imparare
COSA MINACCIA LE FORESTE TROPICALI
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Le foreste tropicali offrono un vasto assortimento di risorse in regioni del mondo fra
le più povere e gravate da una sempre più crescente sovra popolazione. I Paesi di
queste aree del mondo stanno lottando per raggiungere un miglior livello di vita e la
via di questo sviluppo prevede lo sfruttamento massiccio delle risorse naturali, che
per la maggior parte sono costituite dalle foreste o sono presenti in esse, e un'industrializzazione di tipo occidentale. Possiamo quindi prevedere che per i
prossimi anni la pressione sulle foreste aumenterà sempre di più. Se consideriamo
che già il 50% è stato distrutto e circa il 30% lo sarà nei prossimi 20-30 anni il quadro
per il futuro si presenta drammatico. I Paesi poveri non sono tuttavia i soli ad avere delle aspettative sulle foreste tropicali;
sono le ricche nazioni industriali di cui facciamo parte a generare la domanda che
sorregge il commercio di legname tropicale, ed il mercato del bestiame da macello che
bruca i pascoli una volta ricoperti dalla foresta. A tutto questo si aggiunge il
cappio del debito internazionale sempre in aumento, tra le nazioni industriali e quelle del Terzo
Mondo che spesso costringe i Paesi che possiedono delle foreste a sottoporle ad uno
sfruttamento eccessivo. L'impatto dell'agricoltura
Finora la maggior parte della deforestazione si è attuata senza nessun tipo di controllo o pianificazione da parte soprattutto di coloni in cerca di terre da coltivare
che hanno abbattuto, bruciato o utilizzato per l'estrazione del legname migliaia e
migliaia di Km2 di foreste ancora vergini. Il risultato è una grave degradazione
ambientale. Il deforestamento a scopo agricolo è la causa principale della distruzione della
foresta tropicale. Grandi estensioni di foresta vengono abbattute per ricavarne terreno
coltivabile. I contadini abbattono appezzamenti di foresta e usano il terreno per
coltivare di che sfamarsi. Il tipo di coltivazione mobile tipo "abbatti-e-brucia",
l'unico a poter essere praticato, dato il terreno povero di sostanze nutritizie è quasi
sempre insostenibile. L'ecosistema viene distrutto in modo definitivo e la terra deve essere
abbandonata dopo qualche anno; i coloni possono solo spostarsi altrove e
ricominciare lo stesso processo distruttivo. In alcuni di questi terreni si coltivano
prodotti come tè e caffè, che vengono poi esportati nei Paesi più ricchi. Miseria,
sovra popolazione e distribuzione ineguale delle proprietà terriere sono le vere cause
che costringono i coloni in una via finora senza molte alternative.
L'estrazione del legname
Per i Paesi tropicali il legname rappresenta un'importante fonte di valuta straniera. Ilgiro d'affari annuale
del commercio di legname supera i 10 miliardi di dollari, con una produzione di circa 30 milioni di metri
cubi di tronchi grezzi. I grandi alberi tropicali, vengono tuttora abbattuti per ricavare legname prezioso
da esportare nei paesi ricchi che ne fanno sempre più richiesta. Solo il 50% circa delle
varie specie è sfruttato localmente e solo un numero relativamente ristretto di
specie è ambito sul mercato internazionale, ma ciononostante anche il taglio più selettivo
distrugge sostanzialmente la foresta in quanto l'abbattimento di un esemplare provoca la caduta anche degli alberi vicini e i pesanti macchinari
di trasporto
danneggiano piante e suolo. I commercianti di legname costruiscono strade per poter
arrivare alle zone di taglio e trasportare via i tronchi. Le stesse strade vengono
poi usate anche dai contadini che penetrano quindi sempre più nella foresta a peggiorare
il danno. I delicati equilibri interspecifici vengono compromessi in modo
irreparabile. Non muore solo un albero, insieme ad esso scompaiono intere nicchie
ecologiche.
L'allevamento
Pur rappresentando il terzo stadio del degrado forestale, l'allevamento è stato
spesso all'origine dell'intero ciclo distruttivo. Nel corso degli ultimi
trent'anni l'allevamento di bestiame da macello ha messo seriamente in pericolo le
foreste
tropicali dell'America Latina. In America Centrale e Brasile il disboscamento di
immense aree di foresta è stato incoraggiato dai governi con particolari agevolazioni
fiscali e la concessione di sussidi da parte della Banca Mondiale, allo scopo di
produrre carne di manzo a buon mercato per il consumo nazionale ma soprattutto per l'esportazione sui mercati dei fast food nordamericani e europei. In vent'anni nei
Paesi centro americani più di un quarto di foreste tropicali è stato abbattuto per fare
posto all'allevamento. Persino l'allevamento di solito non è praticabile per più di
una decina d'anni per cui i mandriani si spostano verso nuove aree quando la fertilità del terreno diminuisce e la produttività comincia a crollare. La follia di
questo tipo di produzione è illustrato nella scheda "hamburger connection".
Attività mineraria
Per molti paesi tropicali, le foreste non sono solo una fonte di legname pregiato e
terre da coltivare: sotto gli alberi possono nascondersi, infatti, ingenti ricchezze
minerarie e spesso i fiumi racchiudono un potenziale enorme come fonte rinnovabile di energia idroelettrica. Tra i fattori che minacciano in modo diretto le
foreste pluviali, la deforestazione dovuta alle attività estrattive è tra i minori,
anche se le vie d'accesso che vengono aperte e il livello di sviluppo generalmente più alto
nelle aree in cui si trovano le miniere sono spesso un richiamo per i coloni in cerca
di terra. Il Bacino amazzonico contiene certamente enormi ricchezze minerarie e petrolifere, come pure alcune regioni della Nuova Guinea, delle Filippine e
dell'Indonesia. Il progetto di estrazione mineraria forse più ambizioso e di più vaste
dimensioni è il Programma Brasiliano del Grande Carajas, per il quale è previsto un
costo di 70 miliardi di dollari USA e che interesserà un'area dell'Amazzonia orientale grande quanto la Francia. Al centro del programma sono gli enormi
giacimenti di minerali di ferro che si trovano nel sottosuolo della foresta. Sono in
costruzione almeno 18 fonderie di ghisa; la prima, che si trova a Maraba nello stato di
Para, è entrata in funzione nel marzo del 1988. Queste fonderie saranno alimentate
con il carbone di legna ricavato dalla foresta pluviale vergine. Quando i 18 impianti
avranno tutti cominciato a produrre, circa 2300 chilometri quadrati di foresta vergine
saranno distrutti ogni anno per fornire il carbone di legna necessario. Altre pressioni di tipo industriale, che minacciano le foreste tropicali sono quelle
derivanti dalle trivellazioni petrolifere e dall'estrazione illegale dell'oro da masse di
contadini senza terra. Nell'isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali, in Costa
Rica e in varie regioni dell'Amazzonia, la corsa all'oro ha avuto come conseguenza
l'inquinamento dei fiumi col mercurio (utilizzato per separare l'oro dai minerali) e
lo smembramento delle popolazioni tribali. In Brasile, migliaia di cercatori d'oro, i garimperos, hanno creato miniere a cielo
aperto nella foresta pluviale amazzonica, abbattendo alberi e scavando enormi buche ,
nel terreno. Inoltre, i materiali di scarico delle miniere hanno inquinato i fiumi.
SALVARE LE FORESTE TROPICALI
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Possiamo salvare le foreste, se lo vogliamo, ma dobbiamo
fare in fretta. La Terra può far fronte all'attuale emergenza,
ma le leggi della Natura sono severe e le sanzioni per chi le
infrange catastrofiche. |
In tutto il mondo la gente sa che se le foreste pluviali saranno distrutte, l'umanità
perderà una ricchezza incommensurabile e andrà incontro a un degrado ambientale
mai sperimentato prima.
E' chiaro che per salvare le foreste tropicali vi deve essere la volontà e la cooperazione di tanti e il superamento degli interessi che sono spesso di pochi. Quali
sono, dunque, gli obiettivi raggiungibili e quali le nuove iniziative da prendere? Qui
di seguito sono elencati alcuni possibili punti di intervento.
Porre le basi per un' economica ecosostenibile nei paesi del Terzo Mondo.
- Bisogna fare in modo che la pianificazione dell'utilizzo della foresta tropicale
venga a trovarsi in una posizione prioritaria nell'ordine del giorno politico dei paesi
tropicali e possa garantire lo sviluppo di un approccio di tipo pluri-settoriale che
integri la silvicoltura con industria, agricoltura, fabbisogno energetico, immigrazione
e altri programmi di sviluppo.
. Barattare i debiti internazionali con la protezione delle foreste
. Sfruttamento controllato delle foreste:
- taglio selettivo di alberi
- prelievo controllato di prodotti naturali
- ecoturismo
- Un modo importante per rendere la foresta una risorsa economicamente produttiva senza abbatterla, è
proteggerla con parchi e riserve naturali e renderla accessibile ai visitatori. Questo tipo di ecoturismo è
diventato la prima voce economica della Costa Rica e delle altre nazioni con risorse economiche simili.
E più probabile che la gente preferisca visitare un Paese per vedere le scimmie nella foresta
che non le mucche al pascolo. I visitatori spendono più denaro in alberghi, trasporti,
escursioni, cibo e souvenir. Inoltre chi visita i tropici capisce meglio la bellezza
naturale e l'importanza delle foreste e della loro conservazione, di conseguenza
quando torna a casa diventa un possibile sostenitore della loro protezione.
. Creazione di nuove aree protette, zone cuscinetto e riserve biosferiche
- Riservare almeno il 15% del manto originario di foresta pluviale di ogni paese
ad aree totalmente protette, così da garantire la continuità di tutti gli ecosistemi
forestali. Nelle aree ad alta densità di popolazione con terreni ricchi e fertili, la
percentuale potrebbe essere ridotta al cinque o al 10%, ma in altri Paesi con vaste
superfici in grado di alimentare solo ecosistemi forestali, la percentuale minima
potrebbe essere del 20% o più. Pianificare e gestire il sistema di aree protette in modo
tale da preservare tutte le specie della foresta pluviale (vedi scheda Sistema Aree
protette in Costa Rica).
- Conservare un ulteriore 30-60% delle maggiori foreste nazionali in aree boschive
permanenti, protette legalmente e fisicamente. Ciò assicurerà una riserva di legname
da costruzione per lo sviluppo nazionale e di prodotti della foresta per lo sviluppo
locale, oltre a garantire il rifornimento idrico per i centri abitati e per l'agricoltura e a
consentire agli abitanti della foresta la perpetuazione dello stile di vita tradizionale.
- Creare delle zone-cuscinetto attorno alle aree protette e utilizzare in queste
piantagioni di alberi per produrre la maggior parte del legname da costruzione e del
legno da macero per il fabbisogno locale e mondiale, fermando quindi il prelievo
dalla foresta primaria.
Rigenerare la foresta
- Utilizzo della foresta tropicale come biblioteca di conoscenze scientifiche
Nelle foreste tropicali sono racchiusi tesori farmaceutici e altre conoscenze che
potrebbero essere utilissime e che sono ancora on gran parte sconosciute. L'Instituto
Nacional de Biodiversidad (INBio) della Costa Rica recentemente ha firmato dei contratti con case farmaceutiche (come la Merck, l'azienda farmaceutica
più grande del mondo): i fondi ottenuti servono a sostenere l'impegno dell'INBio
nella protezione della foresta pluviale tramite l'addestramento dei campesinos locali
a raccogliere campioni di piante e insetti nella foresta e fame un inventario dettagliato. Vengono poi effettuati studi preliminari per identificare le specie che
possono essere di interesse per la medicina per le sostanze che producono. Da esse
sono isolate molecole attive che poi vengono sintetizzate in laboratorio senza effettuare nessun altro prelievo in natura. In questo modo la gente locale viene
coinvolta e le compagnie farmaceutiche ricevono informazioni utili che possono portare a conquiste mediche di vitale importanza. Ma non finisce qui: parte del
contratto prevede lo stanziamento di una percentuale dei potenziali profitti da destinare alla conservazione e alla tutela. Questo progetto innovativo si è
dimostrato ampiamente vincente e si spera che abbia successo non solo nella Costa
Rica ma anche in altri paesi tropicali (vedi scheda INBio).
Creare e sensibilizzare un' opinione pubblica che chieda la realizzazione di questi
interventi.
Le due maggiori iniziative globali che abbiano trasferito nella realtà gli obiettivi
sopra descritti sono il Piano d'Azione per la Silvicoltura Tropicale e l'Accordo
Internazionale sul Legname Tropicale, entrambi in avanzata fase di realizzazione,
ma dietro le quinte sono già pronti altri programmi che dovrebbero integrare e consolidare quelli già operativi. La Strategia Mondiale di Conservazione
ambientale prevede anche lo sviluppo di strategie di supporto sulla popolazione,
sull'energia, sui rifornimenti alimentari, sullo sviluppo economico e sui diritti
umani. Tale approccio è stato successivamente ampliato, affrontando fenomeni quali
l'aumento della temperatura terrestre, le piogge acide e la distruzione dello strato
di ozono - che interessano tutti le foreste pluviali - in modo ambizioso ma al tempo
stesso pratico. Durante il quarto Congresso Mondiale sull' Ambiente, che si è tenuto
nel giugno 1992 a Rio de Janeiro 180 Paesi, tra cui L'Italia, si sono impegnati a
perseguire numerosi obiettivi in campo ambientale, tra cui la diminuzione delle emissioni di
anidride carbonica nell'atmosfera e la protezione delle biodiversità. Purtroppo, gli
interessi particolari (politici ed economici) di ciascun paese hanno finito col prevalere sui grandi problemi del pianeta e quindi, pur ribadendo in
linea di principio l'importanza di stabilire strategie e misure che tutelino il comune
patrimonio ambientale, l'impegno effettivo (in termini di contributi e stanziamenti)
in favore della protezione della natura nei paesi in via di sviluppo è stato senza
dubbio molto inferiore anche alle aspettative più realistiche. Gli stessi obiettivi
sono stati ripresi successivamente attraverso documenti ufficiali anche dal Parlamento e del Governo Italiano e a Modena sono stati ribaditi il 5 giugno
1996 con una deliberazione del Consiglio Provinciale.
I risultati saranno comunque subordinati alla partecipazione di tutti i livelli della
società governi e organizzazioni ambientali non possono infatti sperare di
riuscire agendo unilateralmente, ma solo con l'aiuto e la collaborazione della gente, della
gente comune, del mondo intero.
Le GEV della Provincia di Modena per le foreste tropicali
[top]
Le GEV della Provincia di Modena, fin dal 1993 hanno avviato dei contatti, divenuti
poi un rapporto permanente, con funzionari del Ministero dell' Ambiente della Costa Rica, il MINAE e con associazioni di
volontari, l'ASVO, a base nazionale, che presta la propria opera soprattutto nelle aree protette di tutto il
Paese e ASEPALECO un'organizzazione regionale presente e attiva nella Penisola di
Nicoya. In questi otto anni è stato stabilito con queste associazioni un proficuo scambio di
informazioni, di esperienze e di volontari. Inoltre il progetto Foreste
per sempre intende contribuire alla creazione di nuove aree protette sia
in Costa Rica che in Amazzonia.
Ormai sono più di 100 le GEV della Provincia di Modena e di alcune altre
Province
della nostra Regione (Bologna, Forlì, Reggio Emilia, Parma, Ravenna) che hanno trascorso un periodo di volontariato nei parchi del Costa Rica, un'opportunità
davvero unica per conoscere la stupefacente natura delle foreste tropicali e condividere con i
guardia-parco, i volontari ed i funzionari locali il quotidiano
lavoro per la conservazione della foresta tropicale e della sua biodiversità. - Le attività svolte dalle GEV nelle Aree Protette hanno riguardato fra l'altro:
. la manutenzione delle strutture logistiche e dei sentieri
. la vigilanza e l'intervento antincendio e antibracconaggio
. il controllo e appoggio ai visitatori
. l'educazione ambientale
. la partecipazione a ricerche in corso e a censimenti faunistici e floristici
Nei soggiorni in Costa Rica oltre ad approfondire la conoscenza dalla Foresta Tropicale, e della sua
ricchissima biodiversita', si e' sviluppata la consapevolezza dei gravi pericoli che corre questo
ecosistema e quindi la volontà di partecipare alla realizzazione di interventi diretti a salvare questo
ambiente unico importante per l'equilibrio ecologico di tutto il pianeta.
Per la Natura è indifferente che la foresta pluviale viva o muoia: di questo si
preoccupa solo l'uomo. Il pensare che una specie in particolare abbia diritto di
sopravvivere ad altre è solo umano. L'intenso via vai della nostra civiltà è solo
un momento fugace della lunga evoluzione della vita sulla Terra. Se la nostra
specie dovesse distruggere i presupposti della propria esistenza, scomparirebbe con
essi lasciando una misera traccia fossile, e Gaia, il nostro pianeta vivente, produrrebbe altre forme di vita che li sostituiscano. E' un atto di presunzione
dell'uomo pensare di poter effettivamente controllare il pianeta. Ma dal momento
che la nostra sopravvivenza ci preme parecchio, ora ci sta a cuore anche la
sopravvivenza della foresta tropicale, perché sappiamo che da essa non potremmo
in alcun modo prescindere.
|
"HAMBURGER CONNECTION"
[top]
Non è facile a prima vista collegare gli hamburger venduti nei fast food con la
deforestazione dei tropici e l'estinzione di migliaia di specie animali e vegetali. Eppure
la cosiddetta "hamburger connection" rappresenta un classico esempio di come un qualunque cittadino occidentale possa comandare a distanza
la distruzione dei tropici. Gli Stati Uniti sono famelici divora tori di hamburger e da soli importano il 33%
di tutta la carne di manzo del mercato mondiale, per il consumo non vitale di appena
1/20 della popolazione del pianeta. Gran parte della carne "a basso costo" di Panama,
Costa Rica Guatemala e altri paesi dell'America centrale e latina passa la frontiera
americana per finire tra panini e ketchup. In quei paesi per allevare bestiame si brucia
la foresta. Nel 1980 fu stimato che il 72% della deforestazione amazzonica in Brasile era
volta ad ottenere pascoli per il bestiame. Analogamente la CEE importa carne dall'America tropicale e dall'Africa. Per USA e CEE i costi monetari sono
estremamente bassi ma i costi energetici ambientali e sociali su scala mondiale sono
immensi e il disastro ecologico è irreparabile. Per produrre la carne di un hamburger in un'area tropicale umida è necessario uno
spazio pari a un salotto medio di circa 12 mq. In quell'area distrutta per produrre
circa
100 grammi di carne macinata erano mediamente ospitati oltre cinquecento chili di
materia vivente, piante, fiori, farfalle, uccelli, scimmie. Uno spreco energetico immenso per riparare al quale sono necessari tempi
lunghissimi. Si calcola che una foresta tropicale primaria si possa ricostruire in un
periodo variabile da seicento a mille anni In questo senso molto può fare il consumatore occidentale,
astenendosi o limitando il
consumo di carne importata da questi Paesi e molto più potrebbero i governi occidentali varando norme e politiche economiche più
rispettose della natura
tropicale. [top]
Qualche numero sulle Foreste
50% |
E' la percentuale di foresta persa rispetto alla copertura originaria,
la maggior parte negli ultimi trent'anni |
12% |
E' la porzione di foresta sul pianeta che esiste come ecosistema
intatto, il resto è in qualche modo alterato dall'uomo |
1% |
E' la percentuale di foresta che si perde ogni anno a causa della
deforestazione |
3 |
Sono le nazioni del mondo - Russia, Canada e Brasile - che ospitano il
70% di foresta vergine |
85 |
Sono le nazioni del mondo che hanno perso per intero tutta la loro
foresta originaria |
400 |
Sono i milioni di persone al mondo la cui esistenza dipende direttamente
dalla foresta pluviale tropicale |
6% |
E' la percentuale di pianeta coperta dalla foresta pluviale tropicale |
50% |
E' la percentuale di specie viventi sulla Terra - animali e vegetali -
ospitate dalla foresta pluviale tropicale |
1/5 |
delle specie di uccelli e di piante del pianeta si sono sviluppate nel
bacini amazzonico |
25% |
delle medicine utilizzate sul pianeta proviene da specie vegetali (per
il 70% dalla foresta pluviale) |
99% |
E' la percentuale di piante della foresta tropicale ancora da studiare
dal punto di vista farmacologico |
QUANTO COSTEREBBE
RIMPIAZZARLE?
Se volessimo riprodurre artificialmente quanto
ci danno gratis, le foreste, quanto spenderemmo?
Un conto elaborato dall'Università dell'Idaho
fornisce cifre da capogiro.
Funzione |
Costo in Natura |
Costo per l'Uomo in Euro |
Purificazione acqua |
0 |
0,62/litro |
Purificazione aria |
0 |
0,04/litro |
Moderazione del clima |
0 |
19.600/giorno |
Protezione dal vento |
0 |
5.200/ettaro |
Geni selvatici |
0 |
9.800/gene |
Turismo |
0 |
1.800.000/parco |
Controllo alluvioni |
0 |
21.200/ettaro |
UN ALBERO: 50 ANNI SPESI
BENE
Produzione di ossigeno |
27.300 |
Riduzione dell'inquinamento dell'aria |
54.200 |
Controllo dell'erosione |
27.300 |
Riciclaggio di sostanze nocive |
32.500 |
Totale Euro |
141.300 |
Pari a vecchie lire |
273.500.000 |
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